Ponte sullo Stretto, Morelli: "Al lavoro affinché la delibera finale arrivi entro la pausa estiva"


Alessandro Morelli
Affaritaliani ha intervistato Alessandro Morelli, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega alla programmazione e al coordinamento della politica economica.
Nel 2024, quali sono state le principali priorità su cui vi siete concentrati all’interno del CIPESS? Quali deliberazioni ritenete più significative tra quelle adottate nell’ultimo anno, anche in termini di impatto economico e infrastrutturale sul Paese?
Innanzitutto, il CIPESS è un comitato che possiamo definire come il “secondo tempo” del Consiglio dei Ministri. Il Consiglio dei ministri stabilisce gli indirizzi politici, i ministeri elaborano i progetti, e poi il Comitato interministeriale approva definitivamente le progettualità di medio-lungo periodo dei vari ministeri. Lo scorso anno, per esempio, sono stati deliberati oltre 200 miliardi di investimenti, in particolare per infrastrutture ferroviarie e stradali. Prendiamo il caso di ANAS: solo la delibera ANAS vale circa 40 miliardi, di cui 22 già finanziati. C’è poi il settore sanitario, con la ripartizione del Fondo Sanitario Nazionale tra le Regioni — parliamo di 136 miliardi — destinati a potenziare i servizi pubblici ai cittadini. Quindi, il CIPESS ha un ruolo strategico nell’orientare gli investimenti pubblici e nel definire la traiettoria infrastrutturale e sociale del Paese.Il progetto del Ponte sullo Stretto è tornato al centro del dibattito nazionale. A luglio è previsto il via libera definitivo: conferma questa scadenza? E una volta approvato, quali saranno i prossimi passi operativi e i tempi previsti per l’avvio dei lavori?
Stiamo lavorando affinché la delibera finale, quella che rappresenta il via libera formale e amministrativo per questa grande opera, arrivi entro la pausa estiva. È un passaggio fondamentale per un’opera imponente che cambierà il volto del Mediterraneo e dell’Europa. Parliamo di una delibera da 13 miliardi di euro circa: il Ponte in sé, il collegamento tra Messina e Reggio Calabria, vale circa 6,5 miliardi. Il resto riguarda opere connesse: la metropolitana di Messina, 60 chilometri di nuove infrastrutture stradali e autostradali, i collegamenti ferroviari. Il Ponte sullo Stretto sarà un’infrastruttura straordinaria, anche dal punto di vista ingegneristico: prevede più corsie autostradali e il passaggio ferroviario. È una grande opportunità per ridefinire il ruolo geopolitico dell’Italia nel Mediterraneo e rafforzare il collegamento con il resto d’Europa. Oggi, per esempio, i treni merci dalla Sicilia devono essere smontati in tre sezioni per attraversare lo Stretto: un rallentamento assurdo. Il ponte eliminerà questa rottura di carico. Questo permetterà all’Europa di sfruttare la Sicilia come la piattaforma logistica naturale proiettata verso il Canale di Suez e l’Africa, il continente con la crescita più rapida. Gli investimenti non si fermano al Ponte sullo Stretto: l’alta velocità fino a Reggio Calabria e il potenziamento delle ferrovie siciliane — che saranno portate a standard europei — completano il quadro. Quindi, 13 miliardi per il Ponte sullo Stretto e altre decine di miliardi per l’implementazione infrastrutturale di Calabria e Sicilia. L’obiettivo è chiaro: collegare meglio queste regioni al resto d’Italia e dell’Europa, rendendole centrali nello sviluppo nazionale.E quindi anche ridurre il divario Nord-Sud, creando opportunità occupazionali e sviluppo economico collegato all’opera.
Esattamente. Abbiamo davanti una grande opportunità. Personalmente sono orgoglioso di pensare che, in futuro, i giovani del Sud non saranno più costretti a emigrare verso altre regioni italiane o altre nazioni, ma potranno scegliere se rimanere nei loro territori che, grazie agli importanti investimenti verranno sviluppati nei prossimi anni. I ragazzi potranno partire per curiosità e crescita personale, e questo è sacrosanto, ma non più per necessità.Da Messina ci spostiamo a Milano. Conosciamo il suo legame con questo territorio, sia personale sia professionale. Oggi però Milano è al centro di una forte pressione mediatica e istituzionale: resta una città con enormi potenzialità ma anche con criticità crescenti. In questo contesto, qual è l’obiettivo concreto del decreto “Salva Milano”? Cosa vuole fare il Governo per restituire centralità e vivibilità alla città, a partire dalla sicurezza e dalla gestione sociale?
Milano, come tante altre città italiane, è stata al centro dell’attenzione del governo. Grazie al nostro impegno sono arrivate le Olimpiadi Invernali 2026, che hanno Milano come fulcro e che si chiamano appunto “Milano-Cortina”. Il Ministero delle Infrastrutture sta investendo circa 5 miliardi di euro solo sulle metropolitane di Milano e provincia. Sono segnali forti dell’attenzione che il governo dedica alla città, a prescindere dal colore politico dell’amministrazione. Ora quello che sta succedendo a Milano, dal punto di vista delle inchieste ma soprattutto dal punto di vista dell'amministrazione, è una vera e propria tragedia e lo dico da milanese! Parlo di tragedia perché si palesa come si sia chiusa un'epoca che ha sicuramente portato tanto alla città, sottolineo come l'ultima giunta di centrodestra di cui io peraltro facevo parte, abbia portato Expo 2015, uno degli ingredienti che ha portato Milano ad avere un'enorme crescita a livello nazionale ed internazionale. La magistratura farà il suo corso, ma il blocco dell’urbanistica, che ha portato alla crescita disordinata di alcune realtà immobiliari, è il risultato di una gestione discutibile e di interpretazioni normative distorte. Oggi si pagano anni di decisioni urbanistiche da parte della giunta di centrosinistra. Mi addolora vedere che molti milanesi non riescono più a vivere in città. Io ho 48 anni e nella mia compagnia d’infanzia sono rimasti in pochi a vivere a Milano. Tanti sono stati “espulsi” per il costo della vita, la mancanza di sicurezza e il degrado. E sebbene molti “nuovi milanesi” apprezzino i servizi, chi è nato e cresciuto qui non si riconosce più nella città. Per quanto riguarda la tragedia dell’urbaniatica, sono sostanzialmente nate come funghi delle realtà immobiliari che, diciamo, stonano un po’ con il contesto. Ora, che qualcuno all’interno dell’amministrazione milanese — che governa Milano da quasi quindici anni e che, tra l’altro, ha avuto la responsabilità diretta dell’urbanistica con propri assessori espressione del PD — oggi faccia finta che tutto questo non sia mai successo, o si accorga di quanto è accaduto solo a seguito delle inchieste, francamente, rasenta il ridicolo. Posto che tutti quanti vogliamo uscire nel più breve tempo possibile da questa crisi che sta colpendo Milano — e lo dico da milanese, perché Milano è la locomotiva del Paese: se gira Milano, gira l’Italia — il blocco dell’urbanistica milanese significa, in soldoni, miliardi di euro persi non solo per Milano, ma per tutto il Paese. È quindi un interesse generale quello di fare in modo che Milano esca da questa crisi. Sicuramente, le Olimpiadi invernali che abbiamo portato a Milano potranno rappresentare un’occasione di rilancio. In questa fase, però, non possiamo fare altro che osservare con attenzione ciò che sta accadendo.Sul fronte urbanistico, l’amministrazione comunale ha sottovalutato o ignorato i problemi, e ora cerca di prendere le distanze proprio mentre le inchieste emergono. C’è chi mette la testa sotto la sabbia?
Purtroppo, il fatto che il sindaco Sala, in questo frangente, si sia completamente schierato — mani e piedi — con la parte più ideologica del Partito Democratico, quella che ha voluto il blocco della mobilità e che non ha contrastato in modo adeguato il degrado, anche in relazione a quanto veniva ricordato, cioè la presenza di un’immigrazione che non è sempre positiva… beh, questo è un problema serio. Parliamo di un’immigrazione che, soprattutto nei quartieri popolari, si trasforma spesso in un’immigrazione rapace, con seconde generazioni che non mostrano alcuna volontà di integrarsi, e sulle quali, evidentemente, non è stato fatto un lavoro sufficiente di inclusione e prevenzione.I dati parlano chiaro: il 70% dei reati a Milano è commesso da stranieri clandestini. C’è stata una promessa di integrazione fallita
"Ciò che più mi preoccupa è che molti di questi sono giovani, seconde generazioni che non si sono integrate. Il fallimento di chi voleva e chi ha spinto per questa immigrazione incontrollata con una presunta politica di integrazione è sotto gli occhi di tutti. Se poi pensiamo che il sindaco Sala è stato quasi commissariato da un “sindaco ombra” come Stefano Boeri , che gli mandava dei messaggini suggerendogli per esempio di bloccare le auto e la circolazione delle macchine in tutta la città, cosa che poi Sala ha seguito pedissequamente.Boeri si è inoltre vantato con Sala di aver bloccato la notizia dello stupro di una ragazza “per non creare allarme sicurezza che tuttavia c’è”
Il fatto che il “sindaco ombra” Stefano Boeri, che era stato assessore della giunta Pisapia, Partito Democratico, oggi presidente della Triennale di Milano, si sia permesso di fare questo e che addirittura riesca a guidare il Corriere della Sera mi imbarazza. Peggio ancora, aver scelto il silenzio su episodi gravi, come la violenza sessuale di cui si parlava, è inaccettabile. Così come il fatto che il sindaco Sala, quello non ombra, sia stato lì ad ascoltare o a leggere…Torniamo a guardare avanti: Con l’avvicinarsi delle Olimpiadi Invernali del 2026, cresce l’attenzione su infrastrutture e cantieri. A che punto siamo oggi sul cronoprogramma e sugli investimenti? Il Governo sta monitorando l’andamento delle opere? E quali sono le criticità più urgenti da risolvere per non arrivare impreparati all’evento?
Le polemiche su eventi di questa portata sono, purtroppo, una costante italiana. Ma le Olimpiadi Invernali 2026 saranno le prime “diffuse” della storia dei Giochi. Coinvolgeranno territori diversissimi: dalla Valtellina a Verona, passando per Milano e Cortina. È normale che emergano difficoltà. sarebbe assurdo pensare che non ci possano essere criticità legate a manifestazioni così importanti che cubano circa tre miliardi di investimenti solo per quanto riguarda le infrastrutture e che porteranno chiaramente un risultato storico dal punto di vista economico-finanziario ma soprattutto dell'immagine dell'Italia. Ma tutto questo non mi preoccupa, né il cronoprogramma né null'altro. Si è discusso molto della pista da bob a Cortina. Ci dicevano che non ce l’avremmo fatta: non c’erano i soldi, le norme, le imprese. E invece ce l’abbiamo fatta, anche nei tempi giusti. Ancora una volta, i “gufi” si sono sbagliati. Ci sono due opere a Milano che seguiremo con particolare attenzione: il Villaggio Olimpico e il Pala Santa Giulia. Speriamo che la crisi urbanistica non ne rallenti la realizzazione. Alcune infrastrutture saranno completate dopo i Giochi, ma è normale: l’effetto positivo di questi eventi dura decenni. Expo 2015 lo ha dimostrato: Milano ne ha beneficiato per anni. Le Olimpiadi saranno lo stesso: un’occasione storica per rilanciare l’Italia.Nuovi investimenti per uno sviluppo economico e sociale anche negli anni a seguire. Grazie sottosegretario e abbasso i gufi e viva l'Italia.
Grazie a voi.Leggi anche/ Usa, "il Dipartimento di Giustizia avvertì Trump di essere nei file di Epstein" - Affaritaliani.it
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